1943 Venerdì 13 agosto, ore 0:35, 321 bombardieri Lancaster, 283 Halifax, 1800 tonnellate di bombe.

Domenica 15 agosto, ore 0:32, 140 bombardieri Lancaster, 500 tonnellate di bombe.

Lunedì 16 agosto, ore 0:31, 199 bombardieri Lancaster, 700 tonnellate di bombe.

La città è morta.

Milano è distrutta e il suo volto cambia per sempre. Ma non c’è tempo da perdere: tutto, proprio tutto, va ricostruito. Ripensato, riprogettato o… rivoluzionato.

Pianti i propri morti, la città si sveglia all’alba della modernità, con la caparbia volontà di ridare un senso alla vita quotidiana. La desolazione intorno sprona i Milanesi al lavoro e in poco tempo ecco sorgere i primi grattacieli, quasi a voler toccare, per esorcizzarlo, quel cielo da cui prima era piovuta la disgrazia, i quartieri modello, ultimi nati a soddisfare le esigenze abitative delle nuove generazioni e favolose architetture residenziali, improntate al nuovo gusto di metà Novecento.

E in questa città altra, i Milanesi scorrazzano in Lambretta, si trovano nei bar a vedere “la televisione” oppure vanno a visitare quel nuovo museo di Leonardo, dedicato alla Scienza e alla Tecnologia.

C’è un prezzo, però: quello che si poteva e si doveva salvare è stato restaurato. Milano che cos’è senza la Scala, la Galleria, il Cenacolo?

Ma molti palazzi, appena scalfiti da spezzoni incendiari, palazzi sontuosi di vetusta nobiltà, scompaiono per ragioni diverse, portandosi via frammenti di storia. E a volte lasciando vuoti beffardamente ingombranti in pieno centro città, ancora oggi a distanza di più di settant’anni!

Questa storia, la nostra storia tra il 1943 e il 1953, è raccontata dalla bella mostra allestita nelle sale di Palazzo Morando, fino al febbraio 2017. Un tuffo nella memoria attraverso immagini, documenti e oggetti, un tuffo nel decennio nato con le bombe e chiuso con l’inaugurazione della grande mostra su Picasso, con Guernica a campeggiare nella martoriata sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, quasi a sottolineare l’intento di Milano di rinascere dalle proprie ceneri guardando, per sempre, al futuro.